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09Feb
L’export italiano corre ma i rischi aumentano
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Secondo il Rapporto Export di Sace, nel 2021 le esportazioni hanno fatto segnare il record di sempre (603 miliardi). Il conflitto in Ucraina e l’interruzione delle catene globali rendono però l’attività all’estero sempre più rischiosa.

L’export italiano corre veloce. A certificarlo è il Rapporto Export 2022 di Sace, che mostra come le vendite sui mercati esteri delle aziende tricolori abbiano fatto registrare il nuovo record di sempre nel 2021 a quota 603 miliardi di euro.
È la prima volta nella storia che viene superata la soglia dei 600 miliardi. Un risultato ottenuto grazie al balzo del 18,2% (a 516 miliardi) messa a segno dai beni e del 15,6% (a 87 miliardi) messa a segno dai servizi.

 Il record precedente è quello del 2019, quando era stata toccata quota 589 miliardi, grazie a un apporto pari a 480 miliardi per quel che riguarda i beni e di 109 miliardi per i servizi (questi ultimi sono dunque ancora sotto i livelli pre-Covid).

Il 2020, l’anno peggiore della pandemia, si è invece chiuso con un calo del 9,1% per i beni e un crollo del 31,5% per i servizi.

esportazioni italiane di beni per raggruppamento

“L’export è (e resta) un grande fattore di resilienza per l’Italia, ma in un contesto globale sempre più mutevole e complesso – scrivono gli esperti della società del ministero delle Finanze il cui compito è quello di assicurare i crediti delle aziende attive nell’export – Dopo un 2020 segnato dall’emergenza pandemica, lo scorso anno si era chiuso sotto i migliori auspici, all’insegna della ripartenza dell’economia globale. A inizio 2022 questo scenario è nuovamente mutato e in maniera repentina. Alle criticità connesse alle catene globali del valore si è aggiunto lo scoppio del conflitto a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, con forti e persistenti pressioni sui prezzi oltre le previsioni iniziali e, più in generale, con diffusi impatti sugli equilibri geoeconomici mondiali. Tutto questo ha reso più costosa e rischiosa ogni attività di impresa, a partire dall’export”.

Nello scenario di base, che sconta una lenta e progressiva risoluzione del conflitto in Ucraina, Sace stima che le esportazioni italiane di beni in valore siano cresciute del 10,3% nel 2022 e continuino a registrare un andamento positivo anche quest’anno (+5%), quando si raggiungeranno quasi i 600 miliardi di euro (cifra a cui vanno poi aggiunti i ricavi provenienti dalla vendita di servizi), consentendo all’Italia di migliorare dal 2,8% al 3% la sua quota di mercato a livello mondiale.

esportazioni italiane di beni e servizi in valore

Nel corso del 2021, nell’ambito dell’assicurazione del credito, Sace ha sostenuto operazioni complessivamente per 9,3 miliardi di euro.

L’area delle Americhe rappresenta il 46% dei volumi di nuove operazioni di credito all’esportazione sostenute da Sace, con Brasile, Messico e Perù che si confermano i mercati più dinamici in termini di numero di operazioni assicurate. A seguire, l’area dell’Europa emergente e Csi (27% delle risorse mobilitate) e l’area Medio Oriente e Nord Africa (15%).

Al 31 dicembre 2021 il portafoglio Sace di transazioni assicurate e investimenti garantiti era pari a 165 miliardi di euro e coinvolgeva ben 25mila imprese, di cui l’85% erano Pmi.

le geografie più dinamiche per l'export italiano di beni

Per rendere completa la protezione delle operazioni sui mercati esteri, le imprese possono integrare le garanzie sui crediti e sugli investimenti offerte da compagnie quali Sace, Coface, Atradius e Allianz Trade con la realizzazione di programmi assicurativi con polizze master. La soluzione più efficiente per garantire uniformità alla copertura dei principali rischi (incendio/all risks property, responsabilità civile, trasporti, D&O), a cui si possono ovviamente aggiungere singole polizze locali per coprire peculiari rischi di determinati Paesi.

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Magazzino Export
04Ott
L’export italiano non conosce crisi
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Magazzino Export

Nel 2021 è stata superata la Francia nella classifica mondiale. La corsa sta proseguendo anche quest’anno, ma non senza rischi

La corsa dell’export italiano non conosce battute d’arresto.

In un momento di difficoltà per la congiuntura mondiale, fra tassi d’interesse in aumento, inflazione al galoppo e crescenti tensioni geopolitiche, le piccole e medie imprese che operano anche al di fuori del mercato domestico stanno mostrando una capacità di affrontare le avversità fuori dal comune.

In particolar modo si stanno rivelando in grado di passare al cliente il rialzo dei costi delle materie prime. Una cosa niente affatto scontata.

Va letto così il più recente dato dell’Istat relativo all’export, che a giugno ha mostrato un balzo del 21,2% su base annua. Le merci e i servizi italiani hanno riscosso successo sia nell’area Ue (+21,2%) che in quella extra-Ue (+21,1%).

I mercati che hanno contribuito maggiormente a questo risultato sono stati gli Usa (+25,3%), la Germania (+15,6%), la Francia (+16,7%), il Belgio (+54,0%) e la Turchia (+87,4%).

Le sanzioni hanno invece fatto crollare (-19,1%) le esportazioni verso la Russia e anche la Svizzera ha fatto registrare una performance negativa (-2,2%).

A livello settoriale i comparti che hanno fornito la spinta più importante sono stati i prodotti petroliferi raffinati (+100,9%), gli articoli farmaceutici, quelli chimico-medicinali e botanici (+47,8%), le sostanze e prodotti chimici (+30,0%), i macchinari e gli apparecchi (+10,1%) e i prodotti alimentari, bevande e tabacco (+19,6%).

Ancora una volta dunque i settori che sono i fiori all’occhiello del Made in Italy, ovvero la meccanica di precisione, l’industria farmaceutica e l’agroalimentare, hanno mostrato tutta la loro forza.

Quello di giugno è stato il sedicesimo progresso consecutivo e l’ottavo a doppia cifra.

Nei dodici mesi che vanno dal luglio 2020 al giugno 2021 il bilancio complessivo è pari a 572 miliardi di euro di export. Un risultato che va ad aggiornare il record storico fatto segnare nell’anno solare 2021, quando è stata per la prima volta superata quota 500 miliardi di euro – per l’esattezza sono stati 516 miliardi.

Grazie a questa performance l’Italia ha anche superato la Francia nella classifica dei Paesi più votati all’export. Adesso si trova in ottava posizione con una quota del mercato mondiale pari al 2,9% (Parigi si ferma al 2,8%).

Porto Export

A favorire l’exploit delle imprese italiane all’estero ha certamente contribuito la forza del dollaro, che ha reso più convenienti le merci prodotte nell’area euro, ma a sostenere le esportazioni sono soprattutto le capacità di adattamento ai mutati scenari mondiali degli imprenditori.

La prosecuzione della corsa dell’export è però tutt’altro che scontata. I venti contrari spirano forti, a partire dall’aumento dei costi energetici.

Produrre sta diventando sempre più oneroso e il rialzo del prezzo delle materie prime energetiche sta facendo sentire tutto il proprio peso anche sul costo dei trasporti. Un fattore di primaria importanza per chi esporta le proprie merci.

Bankitalia ha rilevato come nel corso del 2021 l’incidenza dei trasporti sul totale dei costi sia passata dal 3,1% al 3,3%, mettendo così a segno il secondo rialzo consecutivo. Aumento proseguito poi anche nei primi mesi del 2022, che si candida con ogni probabilità a essere il terzo della serie.

Ci sono poi i rischi legati alle tensioni geopolitiche, che possono provocare inattese interruzioni della supply chain o improvvise chiusure di mercati, come ha ben dimostrato il caso della Russia, dove le aziende italiane sono sempre state forti.

Azzerare questi rischi non è ovviamente possibile, ma li si può ridurre con adeguate coperture assicurative.

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