Infortuni sul lavoroGli incidenti sul lavoro in Italia nel 2022 sono stati 697.773, un valore in crescita del 25,7% rispetto ai dodici mesi precedenti.

È questo il dato più importante contenuto nel documento “Andamento degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali” dell’INAIL e, benché possa sembrare ad una prima lettura parecchio allarmante, la situazione non è così grave per il semplice fatto che si tratta del quadro di una situazione fuori dall’ordinario a causa della pandemia, un evento che, auspicabilmente, non è destinato a ripetersi negli anni a venire.

Il bollettino dell’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro contiene però anche alcune brutte notizie per le aziende: sono infatti in crescita anche i dati relativi agli infortuni “tradizionali” e alle malattie professionali. E questo rappresenta un campanello d’allarme per tutti i datori di lavoro che non sono sufficientemente coperti su questo fronte.

Ma andiamo a vedere nel dettaglio che cosa è successo l’anno scorso, con la premessa che i dati sono ancora provvisori e che il report annuale, quello definitivo, sarà pubblicato solo a maggio.

I numeri del 2022

Come detto, l’anno scorso gli infortuni sul lavoro sono stati quasi 700mila, un dato che non solo è cresciuto rispetto al 2021, ma anche al 2020 (+25,9%) ed anche al 2019 (+8,7%).

Dietro questo aumento (rispetto al 2019) c’è l’epidemia di Covid che ha fatto crescere esponenzialmente la casistica nel settore sanitario, ovvero le infezioni di medici, infermieri e personale ospedaliero.

Un balzo che ha più che compensato il calo degli infortuni dovuto al fermo delle attività (nel 2020 e nel 2021) e all’adozione di soluzioni di smart working (durante tutta la pandemia).

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Gli infortuni “in occasione di lavoro”

Scendendo nel dettaglio dei dati emerge come la maggior parte degli infortuni sia accaduta “in occasione di lavoro” e “senza mezzo di trasporto”: sono 607.806 le denunce che rientrano in questa casistica.

In occasione di lavoro ci sono stati altri 14.096 infortuni, avvenuti in presenza di un mezzo di trasporto.

Gli infortuni “in itinere”

L’altro grande gruppo in cui l’INAIL suddivide gli infortuni è quello degli incidenti avvenuti “in itinere”, cioè durante il normale percorso di andata e ritorno dal luogo di abitazione a quello di lavoro.

Ebbene questi sono stati 54.777 “con mezzo di trasporto” e 35.190 “senza mezzo di trasporto”.

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Gli infortuni mortali

Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale hanno invece mostrato un calo del 10,7% a 1.090 unità, frutto di un decremento dei casi in tutti i mesi del quadrimestre gennaio-aprile (-33,8%) e di un incremento complessivo nel periodo maggio-dicembre (+7,1%).

Gli esperti dell’INAIL invitano però ad attendere la relazione annuale di maggio, perché i dati relativi alle morti sono quelli che subiscono le più ampie revisioni nel passaggio da quelli provvisori a quelli definitivi.

“Tra gennaio e dicembre 2022 si è registrato, rispetto all’analogo periodo 2021, un deciso aumento delle denunce di infortunio in complesso (dovuto in parte al più elevato numero di denunce di infortunio da Covid-19 e in parte alla crescita degli infortuni “tradizionali”, sia in occasione di lavoro che in itinere) e un calo di quelle mortali (per il notevole minor peso delle morti da contagio, a cui si contrappone però il contestuale incremento dei decessi in itinere)”, riassumono gli analisti dell’INAIL.

Gli infortuni “tradizionali” e le polizze RCO

Al netto dell’effetto Covid resta dunque la crescita degli infortuni “tradizionali”, quelli cioè che non hanno niente a che fare con il virus.

Ed è proprio questo dato quello che su cui si deve focalizzare l’attenzione delle imprese.

E questo perché la casistica relativa al Covid è destinata a scomparire, mentre gli infortuni tradizionali restano e rappresentano un rischio per le aziende e per i loro responsabili.

I settori più colpiti

Nel rapporto INAIL si trova uno spaccato dei settori più colpiti.

In cima c’è la Sanità e Assistenza Sociale con il 61,5% dei casi ma, come detto, si tratta di un andamento anomalo destinato a rientrare.

In seconda posizione, dunque il primo dei settori “tradizionali”, c’è il Trasporto e Magazzinaggio (13% del totale), che ha visto gli infortuni crescere del 79,3%, seguito dall’Amministrazione pubblica (9,7% di quota e +54,8%).

Nei restanti settori l’incidenza degli infortuni scende significativamente, ma non la loro gravità. Si ha così il Commercio all’ingrosso e al Dettaglio con il 2,6% del totale, l’Attività dei Servizi di Alloggio e Ristorazione (1,9%), le Attività Manifatturiere (1%) e le Costruzioni (0,8%).

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Un potente strumento aziendale contro le conseguenze economiche degli infortuni, le polizze RCO

Le imprese hanno fortunatamente a disposizione un potente strumento assicurativo che tutela loro e i dipendenti vittime di incidenti sul posto di lavoro.

Come spiegato dettagliatamente in questo articolo, le polizze Responsabilità Civile dei Prestatori di Lavoro / Operai (RCO) sono contratti assicurativi che proteggono il datore di lavoro dall’eventualità di dover risarcire i propri dipendenti vittime di infortuni sul lavoro o di malattie per causa di servizio.

In particolar modo esse coprono il sottoscrittore dall’azione di rivalsa dell’INAIL e dall’eventuale autonoma pretesa del dipendente di risarcimento del danno differenziale.

Dotarsi di una polizza RCO adeguata alla propria attività è una mossa opportuna che un’azienda può fare per gestire il rischio sul fronte degli infortuni.

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