corto circuito Rc prodotti (parte 1)
19Apr
Tutti i segreti della polizza RC Prodotti
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corto circuito Rc prodotti (parte 1)

La RC Prodotti è una polizza molto diffusa. Ce l’hanno quasi tutte le aziende manifatturiere.

Nonostante sia molto diffusa e nonostante la sua semplicità dal punto di vista normativo, questa copertura ha tutta una serie di caratteristiche che è importante conoscere bene, per sfruttare al meglio le garanzie che fornisce.

Come suggerisce il nome, la polizza RC Prodotti copre i danni causati a persone o cose dovuti a difetti del prodotto dell’assicurato.

Il riferimento normativo per la definizione di “prodotto difettoso” è il Codice del consumo, il testo che ha fatto chiarezza in questo campo adottando un approccio molto attento al consumatore sulla falsariga di quanto vige negli Stati Uniti, senza però arrivare alla severità d’Oltreoceano.

In esso si legge che un un prodotto può essere considerato difettoso “quando non offre la sicurezza che ci si può legittimamente attendere”.

Si tratta dunque di un concetto molto ampio di sicurezza che fa sì che siano assai poco numerose le aziende che non sottoscrivono una RC Prodotti, nonostante non sia obbligatoria.

 

Il rischio di dover rispondere direttamente è, a ragione, considerato troppo alto.

Chi risponde dei danni provocati dai prodotti in Europa nel B2C

Per capire come strutturare nel migliore dei modi una RC Prodotti è necessario chiarire chi è il responsabile del danno.

L’individuazione di questo soggetto non è univoca se parliamo di vendite al dettaglio.

Bisogna infatti distinguere fra prodotti europei ed extra-europei.

Nel primo caso il consumatore danneggiato si può rivolgere indistintamente a chi l’ha effettivamente prodotto, a chi l’ha importato (sempre che si rimanga all’interno dei confini comunitari) oppure a chi l’ha distribuito. Quest’ultimo è ritenuto senza dubbio responsabile se il difetto è dovuto ad un errato immagazzinamento.

Le cose cambiano se il prodotto arriva da Paesi extra-Ue. In questo caso il distributore è considerato l’unico interlocutore.

Esso diventa in pratica anche il produttore, in quanto per il consumatore potrebbe essere estremamente difficile far valere le proprie ragioni con un produttore “reale” che ha sede magari dall’altra parte del globo.

La responsabilità dei prodotti nel B2B

Nel commercio fra aziende, anche noto come business to business (B2B), non si applica il Codice del consumo ma il Codice civile.

L’assemblatore può dunque rivolgersi al produttore di componenti, ma questo non significa che sia esente da qualsiasi obbligo. La direttiva europea Macchine ne stabilisce diversi, legati soprattutto alla documentazione di accompagnamento, come per esempio la Dichiarazione di conformità, il Fascicolo tecnico della costruzione e il manuale d’uso.

scintille Rc prodotti (parte 1)

Quali fattori considerare per strutturare una RC Prodotti

Per strutturare la RC Prodotti in modo che tuteli nel migliore dei modi l’assicurato è necessario valutare numerosi elementi. Le cose infatti cambiano parecchio se l’azienda che intende stipulare una polizza è un assemblatore o un produttore, se è attiva solo sul mercato nazionale oppure opera anche all’estero. In quest’ultimo caso ci sono differenze fra chi importa i componenti o i prodotti finiti, chi li esporta e chi invece è sia importatore che esportatore.

Un capitolo a parte va poi dedicato alle aziende che vendono i propri prodotti in Nord America (Stati Uniti e Canada), dove vige una normativa così severa che le compagnie assicurative spesso quasi decuplicano i premi per chi opera su questi mercati.

Per fare chiarezza su questo punto così importante, ti invitiamo a leggere l’approfondimento che trovi qui.

Un altro aspetto da non sottovalutare assolutamente è che la RC Prodotti non copre il controvalore dei prodotti (in pratica la garanzia di prodotto ). Quello fa parte del rischio di impresa e la compagnia assicurativa non se ne fa carico.

C’è infine la decisione relativa ai massimali. Ogni industria ha un suo livello adeguato e solo un broker con una grande esperienza, come Bazzi, Insurance Partners, è in grado di accompagnare l’azienda nella scelta corretta. Basti pensare ai valori che si raggiungono in alcuni settori come per esempio il farmaceutico e l’automotive, dove i massimali possono superare i 100 milioni di euro.

 

L’RC Prodotti per chi sta in cima alla supply chain

I massimali diventano particolarmente delicati per chi sta in cima alla supply chain, come per esempio il settore della chimica. I suoi prodotti, nella maggior parte dei casi, hanno un basso valore unitario, ma vengono impiegati in produzioni il cui valore cresce via via che si scende nella catena produttiva.

Le vernici sono un ottimo esempio. Un conto è assicurare il valore della vernice, un altro quello dell’automobile dove la vernice è stata impiegata.

Una polizza RC Prodotti mal strutturata rischia di coprire solo il danno causato a terzi dal prodotto originario, ovvero la vernice dell’esempio, e non quello derivato all’automobile (sempre ovviamente che il difetto di quest’ultima sia dovuto alla vernice).

Casi analoghi si verificano nell’industria alimentare. Le coperture sugli ingredienti, come per esempio la farina, non valgono per il prodotto finito, la pizza.

Introducendo le opportune clausole nel contratto è però possibile ottenere riparo anche dal danno al prodotto finito.

ruote dentate Rc prodotti (parte 1)

Le principali estensioni delle polizze RC Prodotti

Come ogni prodotto assicurativo, anche la RC Prodotti ha estensioni accessorie. Fra queste le più importanti sono il ritiro del prodotto e la copertura dei danni patrimoniali puri.

La garanzia recall è particolarmente utile per chi immette sul mercato grandi quantità di prodotti, come per esempio l’industria alimentare, automobilistica e dei beni di largo consumo. Allo stesso modo, è una protezione rilevante anche per coloro che sono a monte nella supply chain.

Essa non è inclusa di default nella RC Prodotti perché non è un danno arrecato a terzi e la RC Prodotti tiene indenni solo da richieste per danni materiali arrecati a terzi, siano essi cose o persone.

L’estensione ritiro prodotti può intervenire in tre casi.

Se è già stata attivata la RC Prodotti, a seguito di un danno materiale (distruzione, deterioramento di cose diverse dal prodotto difettoso, o lesioni personali/morte) a terzi.

Se un’autorità pubblica ordina il ritiro di un prodotto giudicato pericoloso.

Se esiste l’accertata possibilità che un prodotto possa arrecare danni. Questo si verifica per esempio quando il produttore, a seguito di analisi, ravvede la potenziale pericolosità di un suo prodotto.

L’estensione ai danni patrimoniali, tiene indenne il produttore dalla potenzialità che un suo prodotto difettoso possa causare un danno da mancata vendita al suo cliente.

Il tipico caso è quello del produttore di un componente meccanico che, una volta installato in un impianto, a causa della sua difettosità determina l’inutilizzabilità di quest’ultimo, causando all’utilizzatore un danno da interruzione dell’attività.

Tutto ciò senza che necessariamente il componente abbia danneggiato materialmente l’impianto (condizione invece necessaria nella formulazione classica della RC Prodotti).

L’importanza di un broker con esperienza

Come abbiamo potuto vedere, una polizza fondamentalmente semplice come la RC Prodotti presenta numerosi aspetti da non sottovalutare. E sono proprio questi dettagli a farla diventare molto preziosa per l’assicurato oppure poco efficace.

Bazzi, Insurance Partners vanta un’esperienza trentennale in questo campo e sa come strutturare una RC Prodotti fatta su misura per le esigenze di ogni azienda.

In aggiunta, grazie ai rapporti consolidati con le principali compagnie assicurative, è in grado di selezionare le offerte più convenienti.

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Infortuni sul lavoro
27Mar
Gli infortuni sul lavoro crescono (e rappresentano un rischio per le aziende)
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Infortuni sul lavoroGli incidenti sul lavoro in Italia nel 2022 sono stati 697.773, un valore in crescita del 25,7% rispetto ai dodici mesi precedenti.

È questo il dato più importante contenuto nel documento “Andamento degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali” dell’INAIL e, benché possa sembrare ad una prima lettura parecchio allarmante, la situazione non è così grave per il semplice fatto che si tratta del quadro di una situazione fuori dall’ordinario a causa della pandemia, un evento che, auspicabilmente, non è destinato a ripetersi negli anni a venire.

Il bollettino dell’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro contiene però anche alcune brutte notizie per le aziende: sono infatti in crescita anche i dati relativi agli infortuni “tradizionali” e alle malattie professionali. E questo rappresenta un campanello d’allarme per tutti i datori di lavoro che non sono sufficientemente coperti su questo fronte.

Ma andiamo a vedere nel dettaglio che cosa è successo l’anno scorso, con la premessa che i dati sono ancora provvisori e che il report annuale, quello definitivo, sarà pubblicato solo a maggio.

I numeri del 2022

Come detto, l’anno scorso gli infortuni sul lavoro sono stati quasi 700mila, un dato che non solo è cresciuto rispetto al 2021, ma anche al 2020 (+25,9%) ed anche al 2019 (+8,7%).

Dietro questo aumento (rispetto al 2019) c’è l’epidemia di Covid che ha fatto crescere esponenzialmente la casistica nel settore sanitario, ovvero le infezioni di medici, infermieri e personale ospedaliero.

Un balzo che ha più che compensato il calo degli infortuni dovuto al fermo delle attività (nel 2020 e nel 2021) e all’adozione di soluzioni di smart working (durante tutta la pandemia).

Inail denunce

Gli infortuni “in occasione di lavoro”

Scendendo nel dettaglio dei dati emerge come la maggior parte degli infortuni sia accaduta “in occasione di lavoro” e “senza mezzo di trasporto”: sono 607.806 le denunce che rientrano in questa casistica.

In occasione di lavoro ci sono stati altri 14.096 infortuni, avvenuti in presenza di un mezzo di trasporto.

Gli infortuni “in itinere”

L’altro grande gruppo in cui l’INAIL suddivide gli infortuni è quello degli incidenti avvenuti “in itinere”, cioè durante il normale percorso di andata e ritorno dal luogo di abitazione a quello di lavoro.

Ebbene questi sono stati 54.777 “con mezzo di trasporto” e 35.190 “senza mezzo di trasporto”.

Inail territori-anno

Gli infortuni mortali

Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale hanno invece mostrato un calo del 10,7% a 1.090 unità, frutto di un decremento dei casi in tutti i mesi del quadrimestre gennaio-aprile (-33,8%) e di un incremento complessivo nel periodo maggio-dicembre (+7,1%).

Gli esperti dell’INAIL invitano però ad attendere la relazione annuale di maggio, perché i dati relativi alle morti sono quelli che subiscono le più ampie revisioni nel passaggio da quelli provvisori a quelli definitivi.

“Tra gennaio e dicembre 2022 si è registrato, rispetto all’analogo periodo 2021, un deciso aumento delle denunce di infortunio in complesso (dovuto in parte al più elevato numero di denunce di infortunio da Covid-19 e in parte alla crescita degli infortuni “tradizionali”, sia in occasione di lavoro che in itinere) e un calo di quelle mortali (per il notevole minor peso delle morti da contagio, a cui si contrappone però il contestuale incremento dei decessi in itinere)”, riassumono gli analisti dell’INAIL.

Gli infortuni “tradizionali” e le polizze RCO

Al netto dell’effetto Covid resta dunque la crescita degli infortuni “tradizionali”, quelli cioè che non hanno niente a che fare con il virus.

Ed è proprio questo dato quello che su cui si deve focalizzare l’attenzione delle imprese.

E questo perché la casistica relativa al Covid è destinata a scomparire, mentre gli infortuni tradizionali restano e rappresentano un rischio per le aziende e per i loro responsabili.

I settori più colpiti

Nel rapporto INAIL si trova uno spaccato dei settori più colpiti.

In cima c’è la Sanità e Assistenza Sociale con il 61,5% dei casi ma, come detto, si tratta di un andamento anomalo destinato a rientrare.

In seconda posizione, dunque il primo dei settori “tradizionali”, c’è il Trasporto e Magazzinaggio (13% del totale), che ha visto gli infortuni crescere del 79,3%, seguito dall’Amministrazione pubblica (9,7% di quota e +54,8%).

Nei restanti settori l’incidenza degli infortuni scende significativamente, ma non la loro gravità. Si ha così il Commercio all’ingrosso e al Dettaglio con il 2,6% del totale, l’Attività dei Servizi di Alloggio e Ristorazione (1,9%), le Attività Manifatturiere (1%) e le Costruzioni (0,8%).

Inail regione-anno-evento

Un potente strumento aziendale contro le conseguenze economiche degli infortuni, le polizze RCO

Le imprese hanno fortunatamente a disposizione un potente strumento assicurativo che tutela loro e i dipendenti vittime di incidenti sul posto di lavoro.

Come spiegato dettagliatamente in questo articolo, le polizze Responsabilità Civile dei Prestatori di Lavoro / Operai (RCO) sono contratti assicurativi che proteggono il datore di lavoro dall’eventualità di dover risarcire i propri dipendenti vittime di infortuni sul lavoro o di malattie per causa di servizio.

In particolar modo esse coprono il sottoscrittore dall’azione di rivalsa dell’INAIL e dall’eventuale autonoma pretesa del dipendente di risarcimento del danno differenziale.

Dotarsi di una polizza RCO adeguata alla propria attività è una mossa opportuna che un’azienda può fare per gestire il rischio sul fronte degli infortuni.

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Polizze inquinamento, stabilimento che brucia
27Mar
Polizze inquinamento, una tutela per l’ambiente e per i conti aziendali
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Polizze inquinamento, stabilimento che brucia
Gli eventi ambientali sono rari ma ad alta severità. Per questo motivo i premi sono ancora contenuti e convengono anche alle aziende che non operano nei settori considerati tradizionalmente più a rischio

L’Europa (Direttiva 2004/35 CE) e l’Italia in particolare  (Testo Unico Ambientale”, Dlgs 2006/152) vantano normative ambientali particolarmente severe e questo è sicuramente un bene per tutti i cittadini.

Introducendo il principio “chi inquina paga”, queste leggi sono molto stringenti e rappresentano un’ulteriore fonte di rischio per le imprese manifatturiere, che sono chiamate non solo a rispettare la compliance, ma anche a pagare costi elevati in caso di incidente.

Negli ultimi anni l’industria assicurativa ha così portato sul mercato un prodotto nuovo, la polizza inquinamento, la cui diffusione non è però cresciuta di pari passo con la generale attenzione alle tematiche ambientali.

La maggior parte delle aziende non ne conosce i vantaggi e soprattutto non sa che il loro costo è minore di quanto si sia portati a pensare.

Gli incidenti ambientali sono infatti a bassa frequenza e questo consente alle compagnie di tenere bassi i prezzi, ma sono altresì ad alta severità, cosa che rappresenta a volte un oggettivo rischio per la tenuta finanziaria di una società.

Ma vediamo nel dettaglio come funzionano le polizze inquinamento, come si differenziano da coperture simili come la RC verso Terzi e quali sono gli aspetti da valutare approfonditamente prima di procedere ad una stipula.

 

Che cosa sono le polizze inquinamento

La polizza Inquinamento è una copertura assicurativa il cui fine è quello di proteggere l’azienda in caso di danni arrecati involontariamente alle matrici ambientali (aria, acqua, suolo) e a terzi nell’esercizio della propria attività all’ambiente.

I danni oggetto di garanzia sono sia quelli realtivi a fatti accidentali, ovvero eventi repentini, che quelli graduali, come per esempio una lenta fuoriuscita di sostanze tossiche, i cui effetti nocivi sono rilevati solo dopo qualche tempo.

La protezione riguarda anche le attività presso terzi e il carico e scarico delle merci.

Sono inoltre compresi gli inquinamenti di cui l’azienda non è responsabile ma di cui si è fatta legalmente carico, come nel caso dell’acquisto di un magazzino o un impianto produttivo che ha nel sottosuolo sostanze inquinanti non ancora rilevate, causate dal precedente proprietario.

 

In che cosa si differenzia dall’estensione inquinamento presente sulle polizze RC Terzi

Sul mercato esiste un altro prodotto che in qualche modo richiama le coperture della polizza inquinamento, ma ad una più approfondita analisi le differenze sono molto significative.

La sezione danni da inquinamento accidentale di una polizza RC Terzi copre infatti solo i danni provocati a terzi a seguito di un fatto repentino (ad es. lo sversamento improvviso di una cisterna) ed esclude espressamente i costi relativi alla bonifica di un inquinamento del sito dell’assicurato, non essendo esso un terzo.

Inoltre i suoi massimali sono molto più bassi e mal si adattano ad eventi ad alta severità come i disastri ambientali.

La polizza inquinamento invece interviene a garanzia anche dei danni subiti dal sito dell’assicurato e, cosa ancora più importante, si fa carico dei costi di bonifica e di messa in sicurezza operativa. In molti casi, infatti, esistono tecnologie in grado di garantire la continuità aziendale sia pure in presenza di operazioni di recupero delle sostanze nocive.

Polizze inquinamento, paesaggio-contaminato

Per chi è pensata la polizza inquinamento

Sebbene sia opinione diffusa che gli incidenti ambientali riguardino quasi esclusivamente l’industria petrolchimica, i dati raccontano una storia ben diversa.
Il rischio inquinamento è trasversale a tutta l’industria manifatturiera.
E questo per due motivi distinti fra loro.

Innanzitutto perché vernici, solventi e prodotti chimici e petroliferi vengono utilizzati in quasi tutti i processi produttivi, anche in quelli considerati più “green”.

In secondo luogo perché un disastro ambientale può venir provocato anche da sostanze che di per sé non sono nocive o inquinanti.

In terzo luogo, un incendio può colpire qualsiasi azienda anche green, e tutte le polizze incendio/all risks/property escludono i danni arrecati a terzi da inquinamento a seguito di incendio.

Alcuni casi concreti

Alcuni casi seguiti dalla Bazzi, Insurance Partners possono servire a chiarire questi concetti.

Un produttore di acque minerali, dunque un’industria in teoria non inquinante, ha causato danni per circa 700mila euro a causa dello sversamento in un corso d’acqua di gasolio da riscaldamento, a causa dello sfilamento della manichetta durante il rifornimento.

In un altro caso abbiamo assistito un’azienda che ha avuto il collasso di una cisterna di latte che ha contaminato la rete fognaria, con moria di pesci nel torrente e nel lago di raccolta delle acque. Lo sversamento non è stato trattenuto dagli appositi sistemi di contenimento e i danni sono stati pari a 565mila euro.
L’incidente più costoso (1,2 milioni di euro) è stato però il rilascio di nube tossica di ammoniaca in un’azienda di conserve alimentari a causa di un errore di manovra dell’operatore.

Polizze inquinamento, cisterna pericolosa

A cosa fare attenzione quando si sottoscrive una polizza inquinamento

Essendo una polizza che copre eventi molto specifici e di scarsa ricorrenza, la copertura inquinamento va sottoscritta prestando grande attenzione ai dettagli delle clausole.

Un’attenta valutazione di massimali, clausole di esclusione/limitazione e retroattività è un passaggio fondamentale per avere la copertura più efficiente ed adeguata al rischio dell’assicurato.
La ricerca dell’offerta più concorrenziale è infatti solo un tassello all’interno di una strategia che deve necessariamente essere più ampia.

Bazzi, Insurance Partners ha l’esperienza e le conoscenze necessarie per accompagnare nel migliore dei modi le aziende che intendono sottoscrivere una copertura inquinamento.

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