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Infortuni sul lavoro
27Mar
Gli infortuni sul lavoro crescono (e rappresentano un rischio per le aziende)
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Infortuni sul lavoroGli incidenti sul lavoro in Italia nel 2022 sono stati 697.773, un valore in crescita del 25,7% rispetto ai dodici mesi precedenti.

È questo il dato più importante contenuto nel documento “Andamento degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali” dell’INAIL e, benché possa sembrare ad una prima lettura parecchio allarmante, la situazione non è così grave per il semplice fatto che si tratta del quadro di una situazione fuori dall’ordinario a causa della pandemia, un evento che, auspicabilmente, non è destinato a ripetersi negli anni a venire.

Il bollettino dell’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro contiene però anche alcune brutte notizie per le aziende: sono infatti in crescita anche i dati relativi agli infortuni “tradizionali” e alle malattie professionali. E questo rappresenta un campanello d’allarme per tutti i datori di lavoro che non sono sufficientemente coperti su questo fronte.

Ma andiamo a vedere nel dettaglio che cosa è successo l’anno scorso, con la premessa che i dati sono ancora provvisori e che il report annuale, quello definitivo, sarà pubblicato solo a maggio.

I numeri del 2022

Come detto, l’anno scorso gli infortuni sul lavoro sono stati quasi 700mila, un dato che non solo è cresciuto rispetto al 2021, ma anche al 2020 (+25,9%) ed anche al 2019 (+8,7%).

Dietro questo aumento (rispetto al 2019) c’è l’epidemia di Covid che ha fatto crescere esponenzialmente la casistica nel settore sanitario, ovvero le infezioni di medici, infermieri e personale ospedaliero.

Un balzo che ha più che compensato il calo degli infortuni dovuto al fermo delle attività (nel 2020 e nel 2021) e all’adozione di soluzioni di smart working (durante tutta la pandemia).

Inail denunce

Gli infortuni “in occasione di lavoro”

Scendendo nel dettaglio dei dati emerge come la maggior parte degli infortuni sia accaduta “in occasione di lavoro” e “senza mezzo di trasporto”: sono 607.806 le denunce che rientrano in questa casistica.

In occasione di lavoro ci sono stati altri 14.096 infortuni, avvenuti in presenza di un mezzo di trasporto.

Gli infortuni “in itinere”

L’altro grande gruppo in cui l’INAIL suddivide gli infortuni è quello degli incidenti avvenuti “in itinere”, cioè durante il normale percorso di andata e ritorno dal luogo di abitazione a quello di lavoro.

Ebbene questi sono stati 54.777 “con mezzo di trasporto” e 35.190 “senza mezzo di trasporto”.

Inail territori-anno

Gli infortuni mortali

Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale hanno invece mostrato un calo del 10,7% a 1.090 unità, frutto di un decremento dei casi in tutti i mesi del quadrimestre gennaio-aprile (-33,8%) e di un incremento complessivo nel periodo maggio-dicembre (+7,1%).

Gli esperti dell’INAIL invitano però ad attendere la relazione annuale di maggio, perché i dati relativi alle morti sono quelli che subiscono le più ampie revisioni nel passaggio da quelli provvisori a quelli definitivi.

“Tra gennaio e dicembre 2022 si è registrato, rispetto all’analogo periodo 2021, un deciso aumento delle denunce di infortunio in complesso (dovuto in parte al più elevato numero di denunce di infortunio da Covid-19 e in parte alla crescita degli infortuni “tradizionali”, sia in occasione di lavoro che in itinere) e un calo di quelle mortali (per il notevole minor peso delle morti da contagio, a cui si contrappone però il contestuale incremento dei decessi in itinere)”, riassumono gli analisti dell’INAIL.

Gli infortuni “tradizionali” e le polizze RCO

Al netto dell’effetto Covid resta dunque la crescita degli infortuni “tradizionali”, quelli cioè che non hanno niente a che fare con il virus.

Ed è proprio questo dato quello che su cui si deve focalizzare l’attenzione delle imprese.

E questo perché la casistica relativa al Covid è destinata a scomparire, mentre gli infortuni tradizionali restano e rappresentano un rischio per le aziende e per i loro responsabili.

I settori più colpiti

Nel rapporto INAIL si trova uno spaccato dei settori più colpiti.

In cima c’è la Sanità e Assistenza Sociale con il 61,5% dei casi ma, come detto, si tratta di un andamento anomalo destinato a rientrare.

In seconda posizione, dunque il primo dei settori “tradizionali”, c’è il Trasporto e Magazzinaggio (13% del totale), che ha visto gli infortuni crescere del 79,3%, seguito dall’Amministrazione pubblica (9,7% di quota e +54,8%).

Nei restanti settori l’incidenza degli infortuni scende significativamente, ma non la loro gravità. Si ha così il Commercio all’ingrosso e al Dettaglio con il 2,6% del totale, l’Attività dei Servizi di Alloggio e Ristorazione (1,9%), le Attività Manifatturiere (1%) e le Costruzioni (0,8%).

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Un potente strumento aziendale contro le conseguenze economiche degli infortuni, le polizze RCO

Le imprese hanno fortunatamente a disposizione un potente strumento assicurativo che tutela loro e i dipendenti vittime di incidenti sul posto di lavoro.

Come spiegato dettagliatamente in questo articolo, le polizze Responsabilità Civile dei Prestatori di Lavoro / Operai (RCO) sono contratti assicurativi che proteggono il datore di lavoro dall’eventualità di dover risarcire i propri dipendenti vittime di infortuni sul lavoro o di malattie per causa di servizio.

In particolar modo esse coprono il sottoscrittore dall’azione di rivalsa dell’INAIL e dall’eventuale autonoma pretesa del dipendente di risarcimento del danno differenziale.

Dotarsi di una polizza RCO adeguata alla propria attività è una mossa opportuna che un’azienda può fare per gestire il rischio sul fronte degli infortuni.

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Polizze inquinamento, stabilimento che brucia
27Mar
Polizze inquinamento, una tutela per l’ambiente e per i conti aziendali
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Polizze inquinamento, stabilimento che brucia
Gli eventi ambientali sono rari ma ad alta severità. Per questo motivo i premi sono ancora contenuti e convengono anche alle aziende che non operano nei settori considerati tradizionalmente più a rischio

L’Europa (Direttiva 2004/35 CE) e l’Italia in particolare  (Testo Unico Ambientale”, Dlgs 2006/152) vantano normative ambientali particolarmente severe e questo è sicuramente un bene per tutti i cittadini.

Introducendo il principio “chi inquina paga”, queste leggi sono molto stringenti e rappresentano un’ulteriore fonte di rischio per le imprese manifatturiere, che sono chiamate non solo a rispettare la compliance, ma anche a pagare costi elevati in caso di incidente.

Negli ultimi anni l’industria assicurativa ha così portato sul mercato un prodotto nuovo, la polizza inquinamento, la cui diffusione non è però cresciuta di pari passo con la generale attenzione alle tematiche ambientali.

La maggior parte delle aziende non ne conosce i vantaggi e soprattutto non sa che il loro costo è minore di quanto si sia portati a pensare.

Gli incidenti ambientali sono infatti a bassa frequenza e questo consente alle compagnie di tenere bassi i prezzi, ma sono altresì ad alta severità, cosa che rappresenta a volte un oggettivo rischio per la tenuta finanziaria di una società.

Ma vediamo nel dettaglio come funzionano le polizze inquinamento, come si differenziano da coperture simili come la RC verso Terzi e quali sono gli aspetti da valutare approfonditamente prima di procedere ad una stipula.

 

Che cosa sono le polizze inquinamento

La polizza Inquinamento è una copertura assicurativa il cui fine è quello di proteggere l’azienda in caso di danni arrecati involontariamente alle matrici ambientali (aria, acqua, suolo) e a terzi nell’esercizio della propria attività all’ambiente.

I danni oggetto di garanzia sono sia quelli realtivi a fatti accidentali, ovvero eventi repentini, che quelli graduali, come per esempio una lenta fuoriuscita di sostanze tossiche, i cui effetti nocivi sono rilevati solo dopo qualche tempo.

La protezione riguarda anche le attività presso terzi e il carico e scarico delle merci.

Sono inoltre compresi gli inquinamenti di cui l’azienda non è responsabile ma di cui si è fatta legalmente carico, come nel caso dell’acquisto di un magazzino o un impianto produttivo che ha nel sottosuolo sostanze inquinanti non ancora rilevate, causate dal precedente proprietario.

 

In che cosa si differenzia dall’estensione inquinamento presente sulle polizze RC Terzi

Sul mercato esiste un altro prodotto che in qualche modo richiama le coperture della polizza inquinamento, ma ad una più approfondita analisi le differenze sono molto significative.

La sezione danni da inquinamento accidentale di una polizza RC Terzi copre infatti solo i danni provocati a terzi a seguito di un fatto repentino (ad es. lo sversamento improvviso di una cisterna) ed esclude espressamente i costi relativi alla bonifica di un inquinamento del sito dell’assicurato, non essendo esso un terzo.

Inoltre i suoi massimali sono molto più bassi e mal si adattano ad eventi ad alta severità come i disastri ambientali.

La polizza inquinamento invece interviene a garanzia anche dei danni subiti dal sito dell’assicurato e, cosa ancora più importante, si fa carico dei costi di bonifica e di messa in sicurezza operativa. In molti casi, infatti, esistono tecnologie in grado di garantire la continuità aziendale sia pure in presenza di operazioni di recupero delle sostanze nocive.

Polizze inquinamento, paesaggio-contaminato

Per chi è pensata la polizza inquinamento

Sebbene sia opinione diffusa che gli incidenti ambientali riguardino quasi esclusivamente l’industria petrolchimica, i dati raccontano una storia ben diversa.
Il rischio inquinamento è trasversale a tutta l’industria manifatturiera.
E questo per due motivi distinti fra loro.

Innanzitutto perché vernici, solventi e prodotti chimici e petroliferi vengono utilizzati in quasi tutti i processi produttivi, anche in quelli considerati più “green”.

In secondo luogo perché un disastro ambientale può venir provocato anche da sostanze che di per sé non sono nocive o inquinanti.

In terzo luogo, un incendio può colpire qualsiasi azienda anche green, e tutte le polizze incendio/all risks/property escludono i danni arrecati a terzi da inquinamento a seguito di incendio.

Alcuni casi concreti

Alcuni casi seguiti dalla Bazzi, Insurance Partners possono servire a chiarire questi concetti.

Un produttore di acque minerali, dunque un’industria in teoria non inquinante, ha causato danni per circa 700mila euro a causa dello sversamento in un corso d’acqua di gasolio da riscaldamento, a causa dello sfilamento della manichetta durante il rifornimento.

In un altro caso abbiamo assistito un’azienda che ha avuto il collasso di una cisterna di latte che ha contaminato la rete fognaria, con moria di pesci nel torrente e nel lago di raccolta delle acque. Lo sversamento non è stato trattenuto dagli appositi sistemi di contenimento e i danni sono stati pari a 565mila euro.
L’incidente più costoso (1,2 milioni di euro) è stato però il rilascio di nube tossica di ammoniaca in un’azienda di conserve alimentari a causa di un errore di manovra dell’operatore.

Polizze inquinamento, cisterna pericolosa

A cosa fare attenzione quando si sottoscrive una polizza inquinamento

Essendo una polizza che copre eventi molto specifici e di scarsa ricorrenza, la copertura inquinamento va sottoscritta prestando grande attenzione ai dettagli delle clausole.

Un’attenta valutazione di massimali, clausole di esclusione/limitazione e retroattività è un passaggio fondamentale per avere la copertura più efficiente ed adeguata al rischio dell’assicurato.
La ricerca dell’offerta più concorrenziale è infatti solo un tassello all’interno di una strategia che deve necessariamente essere più ampia.

Bazzi, Insurance Partners ha l’esperienza e le conoscenze necessarie per accompagnare nel migliore dei modi le aziende che intendono sottoscrivere una copertura inquinamento.

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Polizze di Responsabilità Civile dei Prestatori di Lavoro-Operai (RCO)
01Mar
Ecco come sfruttare appieno le polizze di Responsabilità Civile dei Prestatori di Lavoro / Operai (RCO)
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Polizze di Responsabilità Civile dei Prestatori di Lavoro-Operai (RCO)

La polizza RCO, quella che tutela le aziende dagli infortuni sul luogo di lavoro, non è obbligatoria, ma sono moltissime le imprese che ne sottoscrivono una.
Non tutte però sfruttano appieno questa tipologia di assicurazione. E questo non perché le coperture offerte non siano ampie, ma perché per utilizzarla al meglio è necessario un buon coordinamento fra compagnia assicurativa, azienda assicurata e studio legale che segue l’azienda.

Il ruolo del coordinatore spetta al broker che, come in molte altre casistiche, non si limita a reperire sul mercato la polizza più conveniente e a suggerire le clausole più appropriate, ma gestisce la richiesta nel momento in cui si registra un sinistro.

Ma vediamo nel dettaglio come funziona questa polizza.

Che cosa copre la polizza RCO

La polizza RCO è un contratto assicurativo che protegge il datore di lavoro dall’eventualità di dover risarcire i propri dipendenti vittime di infortuni sul lavoro o di malattie per causa di servizio.
In particolar modo copre il sottoscrittore dall’azione di rivalsa dell’Inail e dall’eventuale autonoma pretesa del dipendente di risarcimento del danno differenziale.

Si tratta dunque di una polizza che riveste un ruolo significativo nella strategia di gestione del rischio, perché i danni derivanti dagli infortuni sul lavoro possono essere molto alti, oltre che imprevedibili e, di conseguenza, difficilmente quantificabili in sede di pianificazione finanziaria.

L’importanza della RCO in casi penalmente rilevanti

La polizza RCO diventa di fondamentale importanza in quei casi in cui l’incidente sul lavoro dà adito a un’indagine penale. Cosa che, secondo quanto previsto dalla normativa italiana, avviene nel momento in cui la prognosi abbia una durata superiore ai 40 giorni, con il personale aziendale che deve rispondere personalmente dell’accaduto.

La legge prevede infatti la possibilità di ottenere il riconoscimento delle circostanze attenuanti se la parte lesa si dichiara integralmente risarcita. Risultato che si può ottenere chiedendo l’intervento della compagnia assicurativa.
Su questo passaggio, per quanto semplice in teoria, cadono però molte imprese.

Polizze di Responsabilità Civile dei Prestatori di Lavoro-Operai (RCO)

La richiesta deve essere avanzata e quindi gestita nei tempi corretti e non andando dietro a quelli della giustizia italiana, che notoriamente sono lunghi.
Inoltre deve esserci un buon coordinamento fra azienda, studio legale che la segue nel procedimento e compagnia assicurativa. Questo ruolo da “ufficiale di collegamento” spetta al broker.
La gestione del risarcimento deve essere fin da subito impostata avendo ben chiaro come si intende giocare la carta della polizza e non attivandola solo in un secondo momento quando emerge la sua importanza.

L’errore più grave, e purtroppo anche il più frequente, è infatti proprio quello di lasciare che il procedimento faccia il suo corso e arrivare al dibattimento impreparati e con una strategia che a quel punto inevitabilmente deve inseguire gli eventi piuttosto che anticiparli.

Sul fronte aziendale, poi, non va coinvolto solo il direttore finanziario – come avviene nella maggior parte dei casi – solo perché è la figura che ha la delega alla gestione delle assicurazioni.
Per organizzare una strategia efficace è necessario anche il contributo del responsabile delle risorse umane.

L’esperienza di Bazzi, Insurance Partners

È facile capire come in una situazione complessa come quella che si viene a creare nel caso di un incidente sul lavoro sia di grande importanza l’esperienza del broker. Sia che il danno resti confinato nell’ambito civilistico sia che ricada invece nel penale.

Bazzi, Insurance Partners vanta una grande specializzazione in questo campo ed è in grado di offrire consulenza sia nel momento della scelta della polizza, sia nella gestione del sinistro.

La scelta della polizza è un passaggio molto delicato perché va fatta in base ad un’attenta analisi delle clausole e delle condizioni, che vanno parametrate alle dimensioni dell’azienda e al tipo di attività che svolge.
Da ultimo, i nostri professionisti sono in grado di creare quella sinergia necessaria a risolvere nel migliore dei modi l’eventuale sinistro, creando le condizioni per un’efficace collaborazione fra tutte le parti in causa.

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