Cyber security
06Ott
Le regole per ottenere la migliore polizza cyber
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Cyber security

Stipulare una copertura contro il rischio informatico non è un’operazione semplice. Le compagnie non accettano più aziende sprovviste delle più elementari difese

L’escalation di attacchi informatici  ai danni delle imprese sta ridisegnando l’offerta delle polizze cyber e questa non è una buona notizia per i sottoscrittori.

Innanzitutto il prezzo delle coperture è aumentato e di molto.

Se fino a non molti anni fa il rischio di veder compromessi i propri sistemi informatici era un rischio generico, adesso è diventato qualcosa di molto concreto e soprattutto di estremamente pericoloso.

Gli hacker – anche se il termine più corretto sarebbe “cracker” – portano a termine attacchi mirati, espressamente pensati in base al target prescelto. Non si tratta più di virus che operano “a strascico”, ma di operazioni che sanno esattamente dove andare a colpire. Anche il prezzo del riscatto è parametrato in base alle capacità finanziarie dell’azienda colpita e del danno causato dall’intrusione nei server.

La crescente diffusione della cosiddetta Industria 4.0, ovvero dei macchinari che operano in rete e che per funzionare hanno bisogno di una connessione dati, moltiplica poi le possibilità per i cybercriminali e, in maniera proporzionale, l’entità dei danni arrecati.

In un contesto così complesso, si arriva al caso estremo di compagnie che non sono disposte ad offrire una copertura, a prescindere dal prezzo. Ci sono infatti aziende che non vengono giudicate clienti interessanti, per il semplice motivo che sono “prede” troppo facili per i malintenzionati.

Le pesanti “sberle” prese da alcune assicurazioni dopo aver prezzato in maniera troppo superficiale il rischio cyber stanno giocando un importante ruolo.

cyber insurance

Fino a non molto tempo fa questa tipologia di polizze veniva fatta a tavolino, facendo rispondere il cliente a poche e semplici domande. I pesanti risarcimenti sborsati negli ultimi anni e mesi hanno però cambiato profondamente il quadro.

Adesso un’azienda che chiede la quotazione di una copertura contro il rischio informatico – cosa che ogni azienda dovrebbe fare – deve arrivare preparata all’appuntamento con la compagnia. Deve cioè dimostrare di prendere sul serio il pericolo di un attacco e di aver già implementato valide strategie di difesa, sia per quel che riguarda la solidità della propria infrastruttura informatica, sia per quel che riguarda la policy aziendale.

Pratiche quali il regolare cambio di password, l’utilizzo di Vpn e le regole da seguire per l’utilizzo della posta elettronica e l’apertura degli allegati devono essere ben codificate, al fine di evitare incidenti che possono avere gravissime conseguenze.

Oggi le compagnie sono disposte ad assumersi solo il rischio residuale, cioè coprono i danni causati dagli attacchi che sono riusciti a superare la barriera di sicurezza.

Un po’ come avviene nelle polizze kasko per gli autoveicoli, che non prevedono il pagamento dei danni se il conducente non stava rispettando i limiti di velocità al momento dell’incidente.

Per aiutare le imprese a stipulare la polizza più adatta alle loro esigenze – quindi parliamo sia di clausole che di prezzo – la Bazzi Insurance Partners ha stretto una partnership con Deepcyber (ndr, qui mettiamo il link al sito di Deepcyber), uno specialista nella sicurezza informatica, a cui è stato affidato l’importante compito di valutare il livello di solidità delle difese informatiche di chi è alla ricerca di una copertura cyber.

Deepcyber esegue quello che in termini tecnici si chiama un assessment del rischio, attribuendo un giudizio che può essere “basso”, “medio” o “alto”. Successivamente formula un “action plan” che contiene consigli su come migliorare il proprio profilo di sicurezza.

Forte del report di Deepcyber, la Bazzi Insurance Partners può così svolgere al meglio il proprio ruolo di broker, andando a cercare la migliore polizza sul mercato.

Si tratta dunque di una soluzione tailor made. L’unico modo per rispondere ad attacchi sempre più pericolosi, perché anch’essi tailor made sulle caratteristiche della potenziale vittima.

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Magazzino Export
04Ott
L’export italiano non conosce crisi
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Magazzino Export

Nel 2021 è stata superata la Francia nella classifica mondiale. La corsa sta proseguendo anche quest’anno, ma non senza rischi

La corsa dell’export italiano non conosce battute d’arresto.

In un momento di difficoltà per la congiuntura mondiale, fra tassi d’interesse in aumento, inflazione al galoppo e crescenti tensioni geopolitiche, le piccole e medie imprese che operano anche al di fuori del mercato domestico stanno mostrando una capacità di affrontare le avversità fuori dal comune.

In particolar modo si stanno rivelando in grado di passare al cliente il rialzo dei costi delle materie prime. Una cosa niente affatto scontata.

Va letto così il più recente dato dell’Istat relativo all’export, che a giugno ha mostrato un balzo del 21,2% su base annua. Le merci e i servizi italiani hanno riscosso successo sia nell’area Ue (+21,2%) che in quella extra-Ue (+21,1%).

I mercati che hanno contribuito maggiormente a questo risultato sono stati gli Usa (+25,3%), la Germania (+15,6%), la Francia (+16,7%), il Belgio (+54,0%) e la Turchia (+87,4%).

Le sanzioni hanno invece fatto crollare (-19,1%) le esportazioni verso la Russia e anche la Svizzera ha fatto registrare una performance negativa (-2,2%).

A livello settoriale i comparti che hanno fornito la spinta più importante sono stati i prodotti petroliferi raffinati (+100,9%), gli articoli farmaceutici, quelli chimico-medicinali e botanici (+47,8%), le sostanze e prodotti chimici (+30,0%), i macchinari e gli apparecchi (+10,1%) e i prodotti alimentari, bevande e tabacco (+19,6%).

Ancora una volta dunque i settori che sono i fiori all’occhiello del Made in Italy, ovvero la meccanica di precisione, l’industria farmaceutica e l’agroalimentare, hanno mostrato tutta la loro forza.

Quello di giugno è stato il sedicesimo progresso consecutivo e l’ottavo a doppia cifra.

Nei dodici mesi che vanno dal luglio 2020 al giugno 2021 il bilancio complessivo è pari a 572 miliardi di euro di export. Un risultato che va ad aggiornare il record storico fatto segnare nell’anno solare 2021, quando è stata per la prima volta superata quota 500 miliardi di euro – per l’esattezza sono stati 516 miliardi.

Grazie a questa performance l’Italia ha anche superato la Francia nella classifica dei Paesi più votati all’export. Adesso si trova in ottava posizione con una quota del mercato mondiale pari al 2,9% (Parigi si ferma al 2,8%).

Porto Export

A favorire l’exploit delle imprese italiane all’estero ha certamente contribuito la forza del dollaro, che ha reso più convenienti le merci prodotte nell’area euro, ma a sostenere le esportazioni sono soprattutto le capacità di adattamento ai mutati scenari mondiali degli imprenditori.

La prosecuzione della corsa dell’export è però tutt’altro che scontata. I venti contrari spirano forti, a partire dall’aumento dei costi energetici.

Produrre sta diventando sempre più oneroso e il rialzo del prezzo delle materie prime energetiche sta facendo sentire tutto il proprio peso anche sul costo dei trasporti. Un fattore di primaria importanza per chi esporta le proprie merci.

Bankitalia ha rilevato come nel corso del 2021 l’incidenza dei trasporti sul totale dei costi sia passata dal 3,1% al 3,3%, mettendo così a segno il secondo rialzo consecutivo. Aumento proseguito poi anche nei primi mesi del 2022, che si candida con ogni probabilità a essere il terzo della serie.

Ci sono poi i rischi legati alle tensioni geopolitiche, che possono provocare inattese interruzioni della supply chain o improvvise chiusure di mercati, come ha ben dimostrato il caso della Russia, dove le aziende italiane sono sempre state forti.

Azzerare questi rischi non è ovviamente possibile, ma li si può ridurre con adeguate coperture assicurative.

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Tutti i vantaggi delle polizze master
29Set
Tutti i vantaggi delle polizze master
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Tutti i vantaggi delle polizze master

Le imprese che operano su mercati esteri hanno diverse opzioni per assicurare le filiali. Non tutte sono ugualmente efficienti

Per avere successo sui mercati esteri  non è sufficiente avere ottimi prodotti da vendere. È anche necessario ottimizzare aspetti secondari del business che, in determinati frangenti, possono rivelarsi di capitale importanza.

La copertura assicurativa è uno di questi: finché tutto fila liscio, le scelte fatte in materia di gestione del rischio sono (quasi) ininfluenti; le cose cambiano però rapidamente nel caso di imprevisti più o meno gravi.

Anche se non si verificano incidenti di percorso, le decisioni prese in ambito assicurativo possono però avere un peso economico di non secondaria importanza. Ma procediamo con ordine e partiamo dalle possibilità che si trova davanti un’azienda che intende espandersi all’estero o strutturare meglio la sua presenza sui mercati internazionali.

UraganoL’approccio più diffuso – ma certamente non il più efficiente – è quello di trattare ogni singolo Paese in cui si opera come totalmente indipendente dagli altri e in particolar modo dall’Italia. Il responsabile delle attività di una filiale estera si muove dunque in totale autonomia e stipula le coperture assicurative che ritiene più opportune direttamente con una compagnia locale.

Si tratta di un approccio che potremmo definire “scoordinato”, che spesso porta con sé un’inutile duplicazione di alcuni costi e il rischio di lasciare alcuni ambiti scoperti. Le filiali sono infatti più piccole della casa madre ed hanno minore potere contrattuale. Il country manager, inoltre, potrebbe non avere una visione completa dei rischi. L’approccio “scoordinato” presenta dunque numerosi svantaggi e nessun vantaggio.

Esiste una seconda possibilità, certamente più efficiente: la casa madre discute con un master broker le linee guida della gestione assicurativa, il quale poi le passa ai broker locali nei Paesi dove è presente.

Domino

Seguendo questa procedura c’è un primo importante scambio di informazioni, che consente di adottare una copertura omogenea in ogni mercato, che può e deve essere adattata in base alle peculiarità di ogni Paese.

Negli Stati Uniti, solo per citare un esempio, esistono normative anche molto differenti da quelle italiane e non si può non tenerne conto. Si può però adottare una soluzione ancora più “spinta” in termini di integrazione. Questa prende il nome di “Controlled master program” (Cmp), anche conosciuta come “programma internazionale”. Il master broker, cioè quello italiano, riceve da tutti i broker locali le informazioni necessarie e procede alla stipula di una polizza con una grande compagnia internazionale. Ogni filiale ottiene così le stesse franchigie e gli stessi massimali, ad un prezzo più contenuto rispetto alla soluzione che prevede la sottoscrizione di un numero di polizze pari al numero dei mercati in cui si opera.

Si arriva così ad una uniformità che agevola anche la gestione del rischio a livello di capogruppo. Tecnicamente i principali rischi (incendio/all risks property, responsabilità civile, trasporti, D&O) vengono inclusi nelle polizze master, alle quali vengono collegate polizze locali per le società estere. L’impianto normativo sarà omogeneo ed in ogni Paese sarà integrato dalle peculiari necessità locali sulla base del cosiddetto “Good local standard”.

Il programma considera le aziende come un’unica entità, garantendo così la gestione delle interdipendenze in caso di sinistro. In caso di sinistro la competenza è del broker locale se l’incidente è di piccole dimensioni, mentre se supera il milione di euro viene solitamente preso in carico direttamente dal master broker anche se avvenuto all’estero.

La polizza master è più completa dal punto di vista normativo e ha i massimali più capienti all’interno del programma, in quanto andrà ad operare anche nel caso in cui le polizze locali non contengano una determinata garanzia o abbiano un limite di indennizzo non sufficiente.

Questo avviene sfruttando la tecnica assicurativa della copertura in Differenza di Condizioni – Difference in Conditions “D.I.C.” e della Differenza di Limiti – Difference In Limits “D.I.L.”. Due esempi capitati a clienti della Bazzi Insurance Partners sono sufficienti ad evidenziare i vantaggi di questa soluzione che chiamiamo “coordinata”.

Nel 2012 un cliente della nostra società è rimasto vittima dell’uragano Sandy nel New Jersey negli Stati Uniti.

Ebbene, la polizza master stipulata in Italia ha coperto danni per 1,5 milioni di euro, cosa che non sarebbe potuta avvenire altrimenti, visto le compagnie statunitensi non assicurano il rischio uragani in alcune zone costiere come per esempio quelle del New Jersey.

In un altro caso la polizza madre ha sostenuto un’operazione di ritiro di prodotti alimentari da 2 milioni di euro, perché quella locale non la prevedeva.

Per ottenere coperture assicurative efficaci, trasparenti e semplici, è necessario affidarsi a un broker con una lunga esperienza nel settore e un vasto network di partner all’estero (ndr, qui mettiamo il link alla pagina statica del sito con le alleanze all’estero).

In alternativa si può sperare che vada sempre tutto bene.

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